SALERNO – Incomincia a perdere colpi la “costola salernitana” della maxi inchiesta giudiziaria sul calcio scommesse portata avanti dalla Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) presso la Procura della Repubblica di Catanzaro e denominata “dirty soccer” per gli amanti delle esterofilie. E’ toccato all’avvocato penalista salernitano, Giovanni Falci (nella foto), difendere uno dei personaggi chiave della megainchiesta, Antonio Ciccarone, arrestato e tradotto nelle carceri di Salerno. Ciccarone è il direttore sportivo del Monza e fino ad ieri era ritenuto tra i promotori del giro di scommesse insieme a Mario Moxedano (ex dirigente del Napoli ai tempi di Ferlaino e di Maradona) e Pietro Iannazzo. Il gip Donatella Mancini del Tribunale di Salerno non ha convalidato il fermo di Antonio Ciccarone per incompetenza territoriale ma anche, se non soprattutto, perché “non sussiste l’urgenza di provvedere sulla richiesta cautelare del P.M.”, una formula che a prima vista potrebbe apparire come scaturita da cavilli procedurali ma che a ben leggere dà la stura ad una serie di approfondimenti sulla genesi e sulla validità della stessa inchiesta madre condotta dagli inquirenti di Catanzaro. Difatti, scrive la dottoressa Mancini nella sua ordinanza di scarcerazione immediata, se al Ciccarone, residente in Eboli, è contestata l’associazione con altri allo scopo di commettere più delitti di frode in competizioni sportive e truffe si deve necessariamente tener conto che il campionato in questione è ormai concluso e non sussiste più alcuna urgenza per il provvedimento cautelare. Ma il GIP non si ferma qui e aggiunge che: “In definitiva, quanto alla posizione del Ciccarone, negli atti di causa non vi è alcun riferimento concreto e specifico ad un’attività oggettivamente prodromica ad una possibile fuga, tale da rendere necessaria l’adozione di un provvedimento d’urgenza nei suoi co9nfronti, e ciò tanto più ove si consideri che l’indagato è stato immediatamente reperito presso il domicilio dalla p.g. incaricata di eseguire il provvedimento restrittivo. Da qui la palese insussistenza del presupposto legittimante la misura cautelare e, conseguentemente l’impossibilità di convalidare il fermo”. Un colpo da manuale, quindi, messo a segno dall’avvocato Giovanni Falci, un colpo corredato da validissime argomentazioni che hanno pienamente convinto il gip Donatella Mancini che ha, poi, emesso l’ordinanza di scarcerazione.
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