SALERNO – La cassazione III sezione penale con sentenza del 14 dicembre ha messo la parola fine alla triste vicenda della violenza sessuale di gruppo che ha visto protagonista tre persone di San Mauro Cilento i quali verranno arrestati nelle prossime ore per espiare la pena in carcere di anni 4 di reclusione. I fatti risalgono al 2010 quando Pierpaolo Cilento, Daniel Guariglia e Valerio Martucci si resero responsabili di un episodio di violenza sessuale di gruppo ai danni di una loro amica e compaesana. M.M. denunciò le tre persone alla Procura della Repubblica di Vallo della Lucania e, assistita oltre che dall’avvocato Antonio Mondelli di Perdifumo, anche dall’associazione Mai più Lucrezia Onlus di Salerno, ha affrontato il processo per ottenere giustizia per quanto subito. Il tribunale di Vallo della Lucania, Presidente Dott. Gaetano De Luca dopo un lungo e drammatico dibattimento, nel quale M.M. si è costituita parte civile, ha condannato gli imputati alla pena di anni 4 di reclusione, pena confermata dalla Corte d’Appello di Salerno e ieri definitivamente confermata dalla Corte di Cassazione. In particolare, davanti alla Corte di Cassazione gli imputati assistiti dall’avvocato Roberto Borgogno di Roma, allievo dell’avvocato Coppi, contrastati dall’avvocato Giovanni Falci, difensore delle parti civili, hanno dibattuto sull’attendibilità della vittima M.M., che è stata sempre additata dagli imputati come una poco di buono e soprattutto una bugiarda esibizionista. La Corte di Cassazione dichiarando inammissibile il ricorso dell’imputato e accogliendo le tesi dell’avvocato Falci sull’attendibilità di M.M. e sulla correttezza delle sentenze emesse da tribunale e Corte d’Appello ha irrevocabilmente sancito la piena attendibilità di M.M. condannando anche gli imputati a risarcire i danni in favore della stessa. All’epoca della denuncia, l’associazione Mai più Lucrezia denunciò la situazione di ostilità ambientale che nel piccolo paese si era creata contro M.M. Le amiche e gli amici della donna si sono tutti schierati contro di lei, accusandola di essere una bugiarda che aveva inscenato il tutto per vendicarsi della fine di una relazione sentimentale con il Cilento. In realtà, la difesa di parte civile ha dimostrato l’insostenibilità di una tale versione perché non si sarebbe compreso la ragione per la quale avrebbe tirato in ballo persone verso le quali non nutriva sentimenti di rancore. La Cassazione, inoltre, ha messo anche il proprio sigillo sulla qualificazione giuridica dei fatti. Originariamente, la Procura di Vallo aveva infatti contestato agli imputati il reato di violenza sessuale commesso in concorso. Il tribunale ha invece ritenuto che i fatti avvenuti integrassero la più grave fattispecie di violenza sessuale di gruppo. Questo cambio del nomen juris dei fatti ha formato oggetto di un preciso motivo di ricorso sul quale le difese si sono confrontate in una serrata discussione innanzi la terza sezione della Corte di Cassazione che ha visto accogliere la tesi dell’avvocato Giovanni Falci.