ROMA – La Corte di Appello di Salerno (Presidente dott. Massimo Palumbo, Consiglieri dott.i Giuliano Rulli e Silvana Clemente, P. G. dott. Elia Taddeo) dopo una lunga camera di consiglio ha confermato la sentenza del Tribunale di Vallo della Lucania del 03.01.2016 con la quale veniva inflitta la pena di anni 4 di reclusione per un gruppo di tre balordi di San Mauro Cilento.
I tre imputati si erano resi responsabili di atti di violenza sessuale di gruppo nei confronti di una loro “amica” e compaesana.
Con la scusa di andare a bere qualcosa ad Acciaroli facevano salire sul sedile posteriore di una Polo a tre sportelli la vittima e, deviando in una stradina di campagna, si fermavano e iniziavano a palpeggiare nelle parti intime la ragazza, che ha resistito con tutte le sue forze, fino a gridare e piangere per la disperazione.
Denunciati nei giorni successivi, i componenti del gruppo hanno inteso difendersi accusando la vittima di essere una “pazza” esibizionista che perseguiva lo scopo di vendicarsi di uno dei tre, con il quale aveva avuto una relazione sentimentale.
Ovviamente il dibattimento di primo grado ha chiarito, anche con una perizia psichica, l’assoluta integrità fisica e psichica della ragazza, che tra l’altro svolge un lavoro di altissima responsabilità, che difficilmente potrebbe essere assegnato ad una persona labile psicologicamente.
Inoltre le numerose contraddizioni dei testimoni a discarico (ha perfino deposto l’ex sindaco del paese) hanno reso inefficace qualsiasi tentativo di discreditare la povera vittima.
Nel processo, oltre la vittima, assistita dall’avv. Antonio Mondelli di Perdifumo, si è costituita parte civile anche l’associazione Mai più Lucrezia ONLUS, assistita in grado d’appello dall’avv. Giovanni Falci.
L’Associazione in parola si occupa di prestare assistenza alle donne vittime di violenze di qualsiasi tipo, da quella sessuale a quella economica. Nel caso deciso ieri l’avv. Falci ha rimarcato la assurda omertà ed ostilità ambientale.
“Nel piccolo centro cilentano, il paese ed in particolare anche le donne, si sono schierate con i violentatori e non con la vittima, quasi a voler condannare il comportamento di una donna che si «permette» di reagire e non assecondare la prepotenza degli uomini”.
Questi tipi di processo quasi sempre finiscono per infliggere alla vittima un ulteriore danno, quello del processo, nel quale per scelte difensive discutibili si vuole far passare la vittima per colpevole.
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