VALLO della LUCANIA – Dopo oltre sette ore di camera di consiglio, alle ore 20 circa, il Tribunale di Vallo della Lucania, Presidente Dott. De Luca a latere dott.ri Lombardo e Imperiale, P.M. Dott.a Niglio, ha emesso la sentenza nel processo a carico di C. P.P. di anni 45, G. D. di anni 30, M.V. di anni 27, tutti di San Mauro Cilento condannandoli alla pena di anni 4 di reclusione ognuno perché ritenuti responsabili di violenza sessuale di gruppo perpetrata ai danni di M. M. di anni 26. I fatti risalgono al 27 maggio 2010 allorquando C. P.P., G. D., M.V. invitarono M.M. loro compaesana a fare un “giro in auto” per andare ad Acciaroli. In realtà dopo partiti i tre si fermarono in una zona isolata e abusarono di M.M. iniziando a palpeggiarla nelle zone intime e cercando di denudarla. La strenua resistenza della ragazza e le urla disperate della stessa riuscirono ad evitare il peggio. Dopo pochi giorni M.M. trovava il coraggio di denunciare gli stupratori e da quel momento era costretta a lasciare il paese che si schierò subito con gli aggressori. Una situazione ambientale assurda che ha consentito agli imputati di affrontare il dibattimento “forti” dell’appoggio di ragazze e ragazzi del paese pronti a smentire M.M. definita poco affidabile, labile mentalmente, esibizionista ed egocentrica. Si è ricorso perfino a citare a teste l’ex sindaco del Paese per portare discredito alla giovane donna che aveva avuto il coraggio di insorgere contro la violenza e la prepotenza di giovani culturalmente arretrati che pensavano di poter dimostrare l’inattendibilità della vittima. Il lungo e articolato dibattimento che ha visto schierarsi al fianco della M.M. assistita dall’avv. Antonio Mondelli di Perdifumo, l’associazione MAI PIU’ LUCREZIA ONLUS assistita dall’avv. Giovanni Falci del Foro di Salerno (nella foto) ha fatto chiarezza sui fatti contestati agli imputati che sono stati condannati anche a risarcire i danni, le spese processuali e alla interdizione perpetua da qualsiasi ufficio attinente alla tutela e curatela e all’amministrazione di sostegno, oltre l’interdizione dai pubblici uffici per anni 5. La sentenza di oggi è stata preceduta da una decisione dello stesso Tribunale che aveva ritenuto necessario ai fini del decidere disporre una perizia psicologica forense sulla vittima espletata da parte della Dott.a Patrizia De Rosa di Torino. Il Perito, assistita anche dal Dott. Nevio Troisi di Salerno nominato dalla parte civile suo consulente di parte, ha concluso per l’assoluta assenza di disturbi psichiatrici e/o di personalità; per una struttura di personalità che non presenta aspetti esibizionistici o narcisistici che la spingono a ricercare attenzione da terzi; per la piena capacità di testimoniare. E’ così naufragato lo squallido tentativo di far passare M.M. per una “pazza esaltata” posto in essere dai testimoni sfilati innanzi il Tribunale, primo fra tutti l’ex fidanzato della vittima S.G.. definito nel corso della discussione dall’avv. Mondelli “lo smemorato di Cannicchio” luogo in cui risiedeva all’epoca dei fatti. La vicenda apre lo spazio per una riflessione sulla difficoltà ambientale che si incontra allorquando si cerca di affermare i propri diritti calpestati da una concezione della donna arretrata che la pone alla stregua di un oggetto di cui poter disporre a proprio piacimento e impunemente. “In questi tipi di processi la vittima diventa colpevole” ha dichiarato l’avv. Falci “ed è per questo che la nostra associazione interviene per contribuire a ridare la dignità che queste persone offese meritano”.
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